Ieri a Pomigliano ha sfilato il mondo del lavoro ricattato

Bisogna rimettere in moto la democrazia partendo dal lavoro. Ieri a Pomigliano hanno sfilato i giovani, gli operai e i pensionati. In migliaia fra operai, studenti e disoccupati, partecipano al corteo indetto dalla Fiom. Oltre al segretario generale della Fiom Maurizio Landini, c’era Stefano Rodotà, presenti anche alcuni politici, fra cui il leader di Sel Nichi Vendola, il responsabile economia del Pd Stefano Fassina, il leader Idv Antonio Di Pietro e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Non a caso a Pomigliano che è capitale mondo del lavoro ricattato. Hanno sfilato per sostenere le ragioni dei 19 che sono le ragioni di tutti i lavoratori italiani. Non si può concepire il lavoro sono come arma di ricatto. Non si può chiamare questo, lavoro. Una nuova guerra tra poveri che vede 19 lavoratori reintegrati dal Tribunale, per i quali Fiat ha detto di voler mettere in mobilità altri 19 dipendenti. In tutto questo cosa fa il sindacato? Si divide. Cgil scende in piazza Cisl e Uil no. Cgil a Napoli, Fiom a Pomigliano. Così non si va da nessuna parte. Lavoratori contro lavoratori. Sindacato contro sindacato. Scontro interno allo stesso sindacato. Mentre il lavoro quello dignitoso, quello che deve essere prima un diritto, un diritto che non leda diritti quello con la L maiscola muore. Oggi più che mai bisogna rilanciale l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici e questo non può prescindere da una unità sindacale. L’unità sindacale è un valore in sé che in questi anni è stato trascurato o sottovalutato per ragioni note,  comprensibili ma non accettabili. Il peggioramento delle relazioni  fra CGIL, CISL e UIL  e la consapevolezza dei tempi lunghi devono stimolare  la ripresa di una discussione  seria, di merito, dovrebbero  stimolare una discussione da subito su come consolidare  l’unità d’azione e su come promuovere una grandissima iniziativa per avviare  una discussione tra Cgil, CISL e UIL. Oggi più che mai bisogna costruire una nova strada, un’altra strada possibile, quella della vera e profonda discontinuità, di una sinistra che torna a parlare di diritto al reddito, di uguaglianza e giustizia sociale, di diritti civili, di ambiente, di cultura, di innovazione, di etica pubblica. Sapendo che da qui occorre ricominciare per rispondere alla crisi economica e sociale che attraversa l’Italia e l’Europa.

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