Da Fellini a Maradona, da Roma a Napoli è La Grande Bellezza

“Grazie alla mie fonti di ispirazione: Talking Heads, Federico Fellini, Martin Scorsese e Maradona. Grazie a Roma e a Napoli e alla mia personale grande bellezza: Daniela, Anna e Carlo (la moglie e i figli)”. Sorrentino sale sul palco visibilmente commosso. Accanto a lui Toni Servillo, che nel film interpreta magistralmente Jep Gambardella. La Grande Bellezza ha vinto, ha vinto l’Italia, ha vinto la cultura. Con la cultura non si mangia e in America già si organizzano tour per  visitare i luoghi della grande bellezza italiana. Tiè! Rivedremo domani in prima serata su Canale 5 il film che ha riscosso un grande successo in tutto il mondo. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2013, ha vinto quattro premi agli European Film Awards per miglior film, migliore regia, miglior attore e miglior montaggio; vince il Golden Globe come miglior film straniero come se non bastasse arriva il 16 gennaio la nomination per l’Oscar come miglior film straniero. Oggi la vittoria dopo quindici anni un film italiano vince l’oscar. Da Benigni a Sorrentino 15 lunghi anni! Prima avevo letto la sceneggiatura nel bel libro “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, Umberto Contarello pubblicato nel maggio dello scorso anno da Skira 224 pagine costo 15 euro. Il film mi è piaciuto, così come la sceneggiatura, il libro. Una bella fotografia sugli ultimi giorni di Pompei di un paese allo sbando. Questa è la lettura forse semplicistica che son riuscito a dare: la grande bellezza è una metafora del declino italiano.  Un grande cast con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Serana Grandi. Una magistrale interpretazione dell’attore casertano Toni Servillo che per quanto è bravo, per quello che ci ha regalato in questi anni in tutti i film che lo hanno visto protagonista, non riesce più a stupirmi. Il lungometraggio inizia con una carrellata su di una statua di Giuseppe Garibaldi al Gianicolo, la telecamera si sofferma su una frase posta sulla stessa “Roma o morte”, dopo un po’ un cinese alle prese con la sua macchina fotografica colpito dalla bellezza che la città eterna dona ai suoi occhi, crolla e muore. Pochi istanti per capire il fil rouge, trasformare dapprima quella frase in “Roma e morte” e poi in “Roma è morte” o meglio “Roma è morta”. La scena che più riesce a sintetizzare, a mio avviso, il contenuto dell’opera di Sorrentino è Serena Grandi, attrice che ha incarnato negli anni 80 il sogno erotico per l’uomo italiano, in tutta la sua carne, con tutte le sue rughe, in bikini bianco, che fuoriesce da una torta. Simbolo di un paese che la sua bellezza l’ha persa in vicoli bui! Una grande istantanea, una sorta di documentario su Roma, una grande bellezza, che si alterna a scene insulse fatte di fancazzisti, assetati di sesso e perditempo.

“A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: “La fessa”. Io, invece, rispondevo: “L’odore delle case dei vecchi”.

La domanda era: “Che cosa ti piace di più veramente nella vita?”

Ero destinato alla sensibilità.

Ero destinato a diventare uno scrittore.

Ero destinato a diventare Jep Gambardella.”

Questa la frase che introduce il protagonista, Jep Gambardella, un giornalista acclamato e richiesto, affascinante e sciupafemmine. Autore quarant’anni prima del romanzo “L’apparato umano” vincitore del premio Bancarella. Autore osannato dalla critica e definito la nuova promessa della letteratura contemporanea diventato un dormi giorno e un perdi notte. Intellettuale salottiero “Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire!”.

Bravo anche Carlo Buccirosso alias Lello Cava, “Siamo l’unica coppia che si ama in Italia” sostiene parlando con la moglie. Poco prima, ad inizio film aveva affermato ad una ballerina con minigonna inguinale «T’chiavass’!». Qual’è la verità? Entrambe, una verità italiana, una verità che porta a dire, a fare, tutto e il contrario di tutto. Una verità che annulla la verità, tutto è menzogna in un mondo vero che forse nemmeno crede più di esserlo. La grande bellezza piace fuori dai confini nazionali viene criticato dalla intellighenzia nostrana. Perché? Perché è da sempre insito in noi italiani una sorta di intolleranza verso che ci critica, verso chi sulle nostre verità fa business seppur culturale, non tolleriamo che il cinema, la letteratura di qualità si ispiri ai nostri vizi, ai nostri difetti.  «Chi sono io? C’è un romanzo che comincia così» chi siamo noi mi viene da dire e da pensare, cosa siamo diventati.

Andrea: “Proust scrive che la morte potrebbe coglierci questo pomeriggio. Mette paura Proust. Non domani, non tra un anno ma questo stesso pomeriggio scrive.”

Jep: “Vabbè tanto adesso è sera, domani pomeriggio se ne riparla…”

Tonino Scala

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