Un affresco corale sull’ultima giornata dell’anno

di Pierluigi Fiorenza

Un affresco corale sull’ultima giornata dell’anno. Uno spaccato malinconico, ma anche allegro, su una provincia addormentata in perenne attesa di riscatto con protagonisti vitali e orgogliosi che vivono la vita, sudandosela ogni santo giorno.
Storie metropolitane che si dipanano e intersecano nell’ultimo romanzo di Tonino Scala “Buona fine e buon principio”.
Eppure nelle pagine dell’autore, nato a Krefeld in Germania ma stabiese a tutti gli effetti, traspare una voglia salvifica di riscatto.
E conosciamo più da vicino i personaggi del libro. Innanzitutto sono autentici, veraci, presi dalla strada in perfetto stile neorealista. E sono personaggi alla ricerca di un’affermazione, vuoi sociale, sentimentale, economica, calcistica.
Però sono personaggi impoveriti da un’epoca triste, egoista, sciatta e dominata dai salottini di una pessima Tv omologatrice e che pertanto svilisce la cultura. Tanto che i modelli di riferimento dei protagonisti del romanzo di Tonino Scala sono i finti e posticci personaggi dei reality, a iniziare dal Grande Fratello, passando poi per Amici, Uomini e donne e stupidaggini simili che hanno desertificato l’immaginario collettivo della nostra epoca.
È il caso di Peppe, pescatore di Torre Annunziata, che tutti chiamano Costantino a causa della somiglianza col tronista lanciato da Maria De Filippi e atterrato nei nostri salotti come un poltergeist.
Peppe è pescivendolo per hobby e gigolò per professione. Prende 500 o 300 euro a notte a seconda delle fattezze della cliente.
Veste come un clone dei falsi vip televisivi, il suo corpo si è palestrato non con la frequentazione ginnica ma caricando e scaricando cassette di pesce al mercato.
E proprio alla fine del romanzo si scoprirà che l’ultima notte dell’anno, quella più importante per augurarsi successo amore e fortuna, la trascorrerà con un personaggio incredibile portando in questo modo alla luce un raffinato tocco di umanità che tanti, ma propri tanti, hanno smarrito.
Continuiamo a conoscere i personaggi di questo romanzo corale, bello come un acquerello.
Mariella a zizzacchiona e poi un’emittente radiofonica e cioè Radio Napoli Stereo. Quest’ultimo aggettivo sembra una banalità e invece racchiude un orgoglio particolare, uno status privilegiato. Potremmo paragonarlo quasi a uno scudetto.
(Radio e Annibale Ruccello, 5 Rose di Jennifer solo che qui si racconta la finta emergenza della spazzatura coi suoi mille roghi)
Poi i ragazzi dei vari quartieri cioè studenti alle prese con gli esami. C’è Mariano il romanticone del gruppo. Gilda iscritta ai Giovani Comunisti. Mimmo che se ne fotte della politica ed è attratto solo dal fantacalcio e dalle partite trasmesse su Sky.
Poi ci sono Domenico e Cinzia alle prese coi due figli, di cui uno piccolissimo e per giunta con la febbre alta. Sono fagocitati dai problemi dei loro bambini che non hanno più il tempo per fare l’amore!
E ancora la penna di Tonino ci accompagna nel bronx stabiese dove Catellino scè scè vende droga anche nell’ultimo giorno dell’anno.
Catellino è un ragazzino di appena 13 anni che, coi suoi proventi ovviamente illeciti, aiuta la famiglia tanto più che il padre ha abbandonato la mamma per mettersi con un’ucraina.
Il soprannome di Scè scè gli deriva dalla pessima pronuncia a causa di un dente rotto.
E ancora incontriamo Riccardo e Maria che si amano in un camping di Pompei dopo che sono stati rapinati mentre facevano l’amore in macchina nei presi del Bikini.
Oppure Claudia e Andrea, insomma amori che vengono a amori che vanno.
Ma i personaggi non finiscono qui dal momento che il romanzo ha davvero una bella coralità.
Troviamo Pippo il segaiolo alla disperata ricerca del sesso reale dopo quello artigianale, fatto a mano, davanti agli spot televisivi con belle e ammiccanti signorine. E quando lo troverà per Pippo sarà l’esplosione di un mondo pirotecnico.
E come dimenticare Totore, autista di Tir che affoga la sua solitudine e la sua incomprensione familiare coi brekko al canale, ovvero facendo il cb, poi Luigi il netturbino e Arturo il pensionato. Tra le pagine del libro incontriamo anche le mamme vulcaniche per conferire, laddove ce ne fosse stato bisogno, ulteriore veridicità alla trama.
Come veridica è l’ambientazione dell’hinterland napoletano dove Castellammare fa la parte del leone. Accanto ai quartieri già citati, spiccano anche l’Acqua della Madonna, viale Europa, via Virgilio, via Gesù, il Centro Storico, vico Sciuscella al Cognulo.
E poi gli odori natalizi che impregnano le pagine del romanzo a iniziare dal baccalà passando poi per l’intero cenone della Vigilia dove il pesce e i dolci hanno un posto a parte. E accanto agli odori i rumori cioè i fuochi pirotecnici, non sempre legali. Infatti la bomba di Bin Laden era ed è una vera e propria arma impropria.
Come vi dicevo anche la cronaca nera è tirata in ballo con la scissione stabiese della mala in due tra il clan di Scanzano e quello del Centro Antico.
Ovviamente ogni buon libro ha la sua colonna sonora, qui è un po’ revival con Goldrake e la musica napoletana.
Inoltre nel libro i dettagli minuti, che sembrano trascurabili, assumono i contorni della poesia.
Deliziosa la descrizione di un pasto serale consumato da Catello, uno dei due figli di Domenico e Cinzia, a base di svizzera e patatine. Svizzera e non hamburger che dà il senso della fretta e del mangiare seriale in stile catena di montaggio made in Usa.
E il tempo è il collante forte del romanzo di Tonino Scala che racconta la storia come un count down immaginario dal momento che i vari paragrafi sono scanditi dagli ultimi giri della lancetta dell’orologio prima che arrivi il nuovo anno.

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