Sallusti in carcere? Questa cosa non mi piace

Non condivido nulla di quel che dice, ma deve poterlo dire. Assurdo che un giornalista debba finire in carcere per una sua opinione. Non è da paese civile avere una norma che mortifica la libertà di espressione privando un uomo della libertà personale. Sallusti in carcere? Questa cosa non mi piace. Che dire, le parole di Voltaire sono ancora oggi di grande attualità e devono essere la bibbia per un paese democratico: non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinchè tu possa dirlo.

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10 Commenti

  1. Non ho seguito sta faccenda di Sallusti. Inutile dire che mi ispira ribrezzo il tipo di giornalista che rappresenta. Anche qui bisognerebbe approfondire. I tempi sono cambiati. Voltaire non è vissuto al tempo del clero giornalistico e della manipolazione mediatica sistematica….

  2. Sallusti è incommentabile, personalmente non condivido nulla di ciò che dice, perchè non ha spessore intellettuale, morale ecc.. ma la libertà di espressione non si nega a nessuno, a nessuno!
    Spero che non si commetta questo errore, perchè se ci risalgono gli amici di sallusti al potere in galera ci finiamo noi!

  3. In Germania negare lo sterminio degli ebrei è reato. Questo ha suscitato polemiche e dibattiti.
    Io non sono favorevole alla libertà di espressione, ma alla libertà del pensiero. Del pensiero costruito con studio e passione che poi permette di esprimersi e parlare con competenza democratica e consapevolezza. Le parole in libertà non servono a nessuno. Poter dire che gli ebrei possono essere sterminati significa vivere in un paese più democratico? Essere liberi di esprimersi per dire qualunque idiozia passi per la testa non serve a nessuno. Il problema non è Sallusti in carcere, ma è il fatto che uno come Sallusti, dietro compensi più che lauti, occupi spazi di espressione e tribune importanti, con missioni telecomandate, tra cui quelle di mediare nella testavdelle persone il pensiero unico dominante, relegando nell’insignificanza tutto quello che se discosta.

  4. Sul caso Sallusti propongo un estratto dell’articolo di  ALESSANDRO ROBECCHI pubblicato sul blog micromega. 
    Robecchi mette tutto nella prospettiva dei fatti, facendo notare che nella foga di difendere Sallusti tutti si sono dimenticati di pubblicare l’articolo in questione che è rinvenibile al seguente indirizzo:  http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=DHQW1).
    Il fatto è il seguente:
    “Nel febbraio del 2007 una ragazzina di Torino (13 anni) si accorge di essere incinta. I genitori sono separati. La ragazzina (che tra l’altro ha problemi di alcol ed ecstasy) vuole abortire, ha il consenso della madre, ma non vorrebbe dirlo al padre (i genitori sono separati). Per questo si rivolge alla magistratura. E’ quanto prevede la legge: mancando il consenso del padre si è dovuto chiedere a un giudice tutelare, che ha dato alla ragazzina (e alla madre, ovviamente) il permesso di prendere una decisione in totale autonomia. Come del resto precisato in seguito, a polemica scoppiata, da una nota dettata alle agenzie dal Tribunale di Torino: “Non c’è stata alcuna imposizione da parte della magistratura”.

     L’articolo (Libero, 18 febbraio 2007), firmato con lo pseudonimo Dreyfus, racconta la vicenda in altri termini, falsificando i fatti, anche se tutti i difensori di Sallusti si affannano intorno a un inesistente reato di opinione. Inoltre Dreyfus sarebbe Renato Farina, l’agente Betulla radiato dall’Ordine dei giornalisti perché agente stipendiato dei Servizi Segreti. 

    Robecchi ci indica i fatti:
    Il titolo, per esempio: “Il giudice ordina l’aborto / La legge più forte della vita”.

    Falso. Nessun giudice ha ordinato di abortire.

    Altra frase: “Un magistrato allora ha ascoltato le parti in causa e ha applicato il diritto – il diritto! – decretando l’aborto coattivo”.

    Falso. Il giudice ha dato libertà di scelta alla ragazzina e alla madre. 

    Ancora: “Si sentiva mamma. Era una mamma. Niente. Kaput. Per ordine di padre, madre, medico e giudice, per una volta alleati e concordi”.

    Falso. Il padre non sapeva (proprio per questo ci si è rivolti al giudice) e le firme del consenso all’aborto sono due, quella della figlia e quella della madre.

    E poi: “Che la medicina e la magistratura siano complici ci lascia sgomenti”. 

    Falso. Complici di cosa? Di aver lasciato libera decisione alla ragazza e a sua madre?
     Tralasciando quindi le opinioni, Robecchi ci ricorda che è condannabile per legge scrivere e stampare notizie false. Di questo si sta parlando (anzi, purtroppo non se ne sta parlando), mentre si blatera di “reato d’opinione”.
    Il reato d’opinione non c’entra niente. C’entra, invece, e molto, un giornalismo sciatto, fatto male, truffaldino, che dà notizie false per sostenere una sua tesi.
    Per questo la galera vi sembra troppo? Può essere. Ma per favore, ci vengano risparmiati ulteriori piagnistei sul povero giornalista Sallusti che non può dire la sua.
    Di molte cose abbiamo bisogno, ma non di un martire della libertà con la faccia di Sallusti. 

    Peccato che  la compatta levata di scudi da destra a sinistra, nessuno escluso,  per il carcere a Sallusti in seguito a condanna per diffamazione non si apprezzi in altre occasioni, quando va in galera  gente per leggi assurde e ingiuste – come circa tremila persone accusate del bizzarro reato di “clandestinità”. 

  5. Altre note per chi vuole svegliare il popolo ma abbocca all’amo come un “pescitiello di cannuccia”

    Estratto da un articolo
    di Sergio Di Cori Modigliani sul caso Sallusti.

    La ex spia dei Servizi e attuale onorevole Renato Farina nel corso di una regolare interrogazione parlamentare si è alzato in piedi e ha dichiarato:
    “Signor Ministro, onorevoli colleghi, in margine a quanto stiamo affrontando in questa sede, e per fugare ogni rischio di ambiguità, rivendico la paternità dell’articolo apparso nel febbraio del 2007 sulla testata “Il Giornale” firmato con lo pseudonimo Dreyfuss. Io sono l’autore di quell’articolo. Sallusti non c’entra. E’ vero, l’articolo in questione era sbagliato e chiedo scusa al giudice Cocilovo. Ma non lo ha scritto Sallusti, l’ho scritto io. E per evitare un’ingiustizia chiedo per il direttore la Grazia del Presidente della Repubblica o la revisione del processo. Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l’esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato. Quel testo a firma ‘Dreyfus’  lo ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell’articolo, quel qualcuno sono io”..

    Il problema consiste nel fatto che la confessione dell’on. Farina, obbliga automaticamente l’Ordine dei giornalisti a prendere atto che il direttore del quotidiano pubblicava articoli di un professionista radiato dall’albo “per indegnità, falso, diffusioni di notizie diffamatorie, originate e provenienti dalla sua provata e documentata attività di agente segreto al servizio del SISMI, come già ampiamente provato dalla Cassazione, oltre che da questo Ordine”.
    Nessun rilievo alla notizia. Omertà della cupola mediatica.
    Eppure si sapeva tutto da tempo, quantomeno nell’ambiente. Ma non si poteva dire perché non c’erano prove dirette. Con la confessione dell’agente segreto alla Camera dei Deputati, in diretta televisiva, da oggi lo si può dire. Ma non lo dice nessuno (perché sennò sono guai, è ovvio) e quindi l’Ordine presumibilmente non farà nessun intervento. Il che, tradotto, in termini di mercato, vuol dire che i servizi segreti italiani seguiteranno a inserire dei loro agenti (per l’appunto “segreti”) all’interno delle redazioni dei quotidiani, pagandoli in alcuni casi anche 5, 10, 15 mila euro per un solo articolo, purchè il contenuto venga stabilito “interessante e strategicamente rilevante ai fini della difesa e salvaguardia degli interessi nazionali dello Stato” (come recita la normativa interna che regola l’immissione dei disinformatori all’interno della cupola mediatica).
    Questo fatto apre diversi fronti, tra cui, la reazione lecita di ogni cittadino italiano dotato di buon Senso, buona volontà e senso civico del pudore etico: “visto che è norma consolidata, accettata dall’Ordine, e da ieri anche “ufficialmente” dalla Camera dei Deputati, che gli agenti segreti vengano pagati con i soldi dei contribuenti per diffondere falsi dichiarati ed essere attivi nella pratica della diffamazione (“per la salvaguardia degli interessi nazionali”), che garanzie abbiamo che ciò non avvenga anche in altre testate? Magari avviene in tutte le testate? Quali sono gli autentici rapporti legali che intercorrono tra le testate cartacee –che usufruiscono di sovvenzioni statali e quindi sono pagate dai contribuenti, ad esclusione de Il Fatto Quotidiano- e gli uffici competenti del Ministero degli Interni e del Ministero della Difesa? Questo vuol dire che in Italia deve essere considerata pratica normale che i servizi segreti determino l’andamento del pensiero reattivo della cittadinanza, provocando quindi un orientamento anche in sede elettorale, decidendo dove e come e quando far scrivere articoli falsi e diffamatori sulle testate? Se La Stampa, la Repubblica, Corriere della Sera, i telegiornali Rai, La7, e tutti gli altri, oggi non protestano con vigore denunciando ciò che ieri al pomeriggio è accaduto è dovuto al fatto che sono completamente rimbecilliti? Oppure è legato al fatto che hanno anche loro qualcuno da nascondere e coprire nelle loro testate, visto che è considerata “norma usuale e consolidata”? Oppure, più banalmente, non lo fanno perché è meglio non correre rischi andando a scoperchiare il vaso di Pandora visto che prendono svariati milioni di euro l’anno dallo Stato e quindi basta una telefonata del Ministero degli Interni o del Ministero della Difesa per far cancellare la sovvenzione? Ma se non vogliono raccontare i fatti, se non vogliono correre rischi, che razza di giornalisti sono? A che cosa serve leggere le loro testate? Soprattutto, a chi?

    La notizia, quindi, qual è?
    Qui non c’entra la libertà d’opinione.
    E nel nome di questa bandiera falsa, di questa falsa battaglia, di questo ennesimo FALSO, si rischia di garantire la totale immunità degli agenti segreti all’interno del mondo della comunicazione, esattamente come avveniva durante il fascismo.

    • Per me resta una legge da abolire. Sallusti o non Sallusti, abbocco o non abbocco, la legge a mio avviso è ingiusta ed il parlamento dovrebbe cancellarla e trasformarla in sanzione pecuniaria. Legittima la sua opinione ma la penso diversamente. Ritengo che nel nostro paese bisognerebbe depenalizzare alcuni reati e essere più duri su altri reali tutto qua.

    • Non ho intenzione di incatenarmi per Sallusti ho già detto che non condivido il suo modo di fare giornalismo. Quella stampa ha creato ad arte tanti casi Boffo e non è il mio modelo. Per il sottoscritto che poi lo ha anche subito quel metodo e da un giornale che può essere definito di sinistra le assicuro che non è facile dire ciò che ho scritto in questo post. Ciò nonostante ritengo che per reati di opinione non si possa finire in galera. Sa a me è accaduto, non potendomi attacare politicamente, che qualcuno in passato ha suggerito ad una giornalista, tra le più importanti nel panorama nazionale e campnano una notizia falsa per tre giorni sono stato protagonista con un paginone su un quotidiano importante. Per fortuna nessuno ha ripreso quella notizia perchè era lampante la bufala ma ci son voluti anni per far capire che era una balla ed un attacco alla persona. Secondo lei ho chiesto l’arresto? Ho denunciato? No quella cosa le assicuro è una ferita ancora aperta. Ciò nonostante ritengo che determinati reati non possano portare al carcere.

  6. Per chiudere: il problema è che non si tratta di reato d’opinione e per chiarire ancora le propongo un articolo di GIULIANA SGRENA nel quale lei si potrà sicuramente immedesimare, visto quello che mi ha raccontato di sé, e forse alla fine per alcuni aspetti ci capiamo. Però mi farebbe piacere di avere riscontro della lettura avvenuta.

    Così la Sgrena:

    Premetto che sono contro il carcere per le pene minori e anche contro la detenzione preventiva. Per chiunque. Nessun giornalista dovrebbe quindi finire in carcere per un reato di diffamazione. Per affermarlo occorre cambiare le leggi vigenti, ma tra i sostenitori di tali cambiamenti non ho mai visto schierarsi né Sallusti, né il Giornale, e figuriamoci il forcaiolo Farina.

    L’articolo per cui Sallusti rischia il carcere non riguarda un reato di opinione, ma la diffamazione perché sosteneva delle falsità. Sostenere il falso e mettere alla berlina un giudice oltre che una ragazza tredicenne e la sua famiglia, in nome di una ideologia, è un reato che deve essere condannato. Lo dobbiamo dire innanzitutto noi giornalisti se vogliamo difendere la nostra professione, un lavoro esercitato con onestà.

    Non lo facciamo invece se ci schieriamo – come hanno fatto direttori di giornali di tutte le tendenze, da quelli giustizialisti a quelli garantisti, sindacati e associazioni varie – tout court in difesa di Sallusti, sostenendo che sarebbe stato condannato per un reato di opinione. È falso. Una mistificazione della realtà. Sallusti non deve andare in carcere, perché, come ho già detto, non dovrebbe andarci nessuno in casi del genere. Ma il Giornale è noto per campagne portate avanti senza scrupolo contro persone che entrano nel loro mirino.

    C’è chi si chiede dov’è l’Ordine dei giornalisti, me lo sono chiesta anch’io quando sono stata diffamata da Emilio Fede che l’8 marzo del 2005 ha trasmesso un falso. L’audio di un video da me registrato sotto sequestro con due uomini armati al mio fianco è stato spacciato per un’intervista rilasciata dopo la mia liberazione a media americani. Nonostante fosse evidente la manipolazione provata dalla registrazione del suo telegiornale e il Pm avesse chiesto la condanna, Fede è stato assolto da una giudice corrotta. Sapete perché? Secondo i difensori di Fede io ero stata la causa della morte di Calipari e, se avevo due uomini armati al mio fianco durante la registrazione, comunque non avevo dimostrato il coraggio di Quattrocchi che avrebbe detto “vi faccio vedere io come muore un italiano”.

    Beh, allora, nessuno si è sentito in dovere di sollevare il diritto a essere risarciti per una diffamazione, proprio come oggi nessuno si chiede chi risarcirà il giudice per le accuse e la ormai giovane donna per le violenze subite. Molti, di fronte a simili reazioni, ci definiscono una casta, non lo siamo tutti, ma l’accusa ha certamente un fondamento di fronte a un simile atteggiamento dei giornalisti.

    E l’Ordine dei giornalisti? Contro fede non si è mosso, mi hanno detto, perché io non ho fatto una denuncia all’Ordine, ma solo alla magistratura. Questo vuol dire che per l’Ordine chiunque può scrivere quel che vuole, anche con uno pseudonimo se radiato, e non interverrà a meno che il diffamato non sporga una denuncia direttamente all’Ordine. E’ dunque legittimo sollevare qualche dubbio anche sulla casta dei giornalisti.

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