Mah…

 di EMILIO VITTOZZI

Qualcuno mi sa spiegare, in maniera chiara ed esaustiva, perchè, dopo non esserci cercati per vent’anni e più, adesso ci è presa ‘sta mania collettiva di scriverci di tutto, per tutto il giorno, e, caso mai, di vederci appena possibile?

Mi spiego meglio: tempo fa, ho ricevuto una telefonata da una persona che non vedevo da anni, tanti per la verità… Alla mia domanda: “A che devo ‘sta telefonata?” mi è stato risposto “Ho bisogno di soldi…”. Ed hai pensato a me? E che sò ‘na banca? Ma con quale coraggio mi hai telefonato? L’avrei capito da qualcuno che mi è sempre stato vicino, in tutti questi anni, ma da un (quasi) estraneo no! Ovviamente di me non sapeva niente: nè dell’incidente stradale, nè dell’infarto, nè dell’edema polmonare. Niente, nulla. Non sapevo neanche dove abitassi ora.

Invece, durante il drammatico periodo ospedaliero, mi è giunta una telefonata da una persona che da quando è andata in pensione (17 anni fa!) si è trasferita in provincia di Monza: avendo letto la notizia del mio ricovero ospedaliero su www.vesuvianando.blogspot.it (di Giovanni Navarone – GioNa), si è procurato il numero del cellulare e mi ha prontamente telefonato. Una chiacchierata informale, amichevole, conoscitiva con un ex-Collega (a cui avevo “presentato” la Festa di Quiescenza…) commosso, con la voce roca dall’emozione, che mi incitava con parole affettuose a non demordere…

Credo che la differenza di “corposità” fra le due telefonate sia notevole e visibile agli occhi di tutti.

Io che, in vacanza o per il Santo Natale, inviavo cartoline colorate scritte con dediche personalizzate; io che odio gli sms “seriali”, preferendo la calda telefonata.

Sbaglio? Mah…

Certo è che, nei giorni scorsi, mi sono regalato un t-shirt rossa con l’immagine del Che!

Romantico? Nostalgico? Fuori-moda? Obsoleto? O semplicemente coerente-controcorrente?

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