Lettera aperta a Matteo Renzi

Caro Presidente del Consiglio, chi ti scrive non è solo il coordinatore di un piccolo e insignificante partito, ma un uomo che, per ragioni che non sto a spiegare qui, ha a che fare, non per scelta, con quel male che più volte citi in questa campagna elettorale: il cancro. Mi ha fatto male ascoltarti, la politica c’entra poco, non ho dormito tutta la notte per scrivere questa missiva. Ho provato rabbia, lo confesso nell’ascoltare quelle tue parole:  “Se vincono i sì tutti i malati di cancro avranno gli stessi farmaci indipendentemente dalla Regione in cui vivono”. Un uomo con una onestà intellettuale sa bene che il titolo quinto con i problemi della sanità delle regioni del sud c’entra poco. Vivo in una terra dove il diritto alla salute previsto dalla Costituzione è negato. Un territorio dove non si riesce più a fare prevenzione, diagnosi e cura. Una regione dove i tetti di spesa per la radioterapia sono terminati a luglio. Dove nonostante al Pascale ci siano stanze vuote, disponibilità e grandissime professionalità, mancano gli infermieri per fare le chemio.  Quelli  che ci sono poi, precari di lunga durata, vengono licenziati per far posto agli interinali. Questo per far funzionare i reparti, questi lavoratori non rientrano nei costi del personale ma sono un “servizio” un modo per raggirare la norma e non far morire la gente. Per non parlare delle liste di attesa che inducono tanti pazienti a migrare. Viaggi della speranza per avere le stesse cure. Si perché caro Presidente del Consiglio i farmaci utilizzati per aggredire questa bestia malefica sono gli stessi a Milano, a Roma come a Napoli. I protocolli di cura sono gli stessi, si migra non per vezzo ma perché se hai 40 anni e un cancro al seno non puoi aspettare due mesi per iniziare le cure altrimenti muori.  Si migra per colpa della Cistituzione? No, si migra perché i cittadini italiani non sono tutti uguali. Le regioni del sud ricevono procapite meno soldi per curarsi perchè siamo più giovani. Sembra assurso ma è così.

Oltre il danno c’è poi anche la beffa: i nuovi decreti, approvati dal tuo Consiglio dei Ministri, affidandosi a formula matematica, dicono chiaramente che ogni anno, se il saldo della mobilità dei ricoveri (i viaggi della speranza, per intenderci) sarà negativo, ci sarà un taglio proporzionale di posti letto. I posti letto tagliati andranno a favore di quelle Regioni che hanno avuto un saldo positivo di mobilità ospedaliera. E quindi più i cittadini campani sono costretti ad andare a curarsi fuori, più in futuro le possibilità di curarsi in Campania diminuiranno.Per affrontare e risolvere il problema non bisogna aspettare il 4 dicembre, lo puoi già  fare domani ripristinando una equità tra regioni, cittadini e malati. Hai tutto il diritto di dire ciò che vuoi, ma ti prego non utilizzare la sofferenza delle persone accendendo speranze inutili. Vuoi realmente risolvere la questione sanità dando le stesse opportunità a chi vive a Milano e a Napoli? Bene fallo domattina, il 4 dicembre è troppo lontano.

 

Tonino Scala

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