La chiusura del cerchio

La vicenda della chiusura della Ferrovia a Castellammare, dopo la pubblicazione di numerosi comunicati, non solo hanno chiarito le idee un po’ a tutti, ma hanno fatto uscire fuori la verità.

 I passaggi a livello, la pista ciclabile, gli spazi al centro, nulla avevano ed hanno a che vedere con quella triste vicenda. Con le dichiarazioni degli imprenditori legati all’Avis, il cerchio si è chiuso.

 I nostri dubbi erano fondati: a pensar male si fa peccato…..ma quasi sempre ci si azzecca.

Quando la politica si sottomette all’impresa a perdere è solo la città. Non voglio entrare nella solita logica che per anni ha imperversato nella cultura mediata: la sinistra è contro l’impresa. Non è così e non lo è nemmeno in questo caso. Il politico deve fare la politica e l’imprenditore l’impresa.

Da noi in linea con quello che accade solitamente in  Italia, non è così. C’è un gruppo imprenditoriale che da anni si è di fatto sostituito alla politica facendosi esso stesso politica. Una lobby che non solo ha determinato la chiusura di una tratta ferroviaria, ha detto la sua sul  piano casa, ha deciso di costruire in riva al mare, ma che è stato addirittura in grado di far presentare alla giunta regionale una norma che ha un nome “Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio in Campania” che di fatto però sancisce altro. Una legge che nel titolo tutela il paesaggio, ma di fatto mette le mani sulle città intorno al Vesuvio e sulla penisola sorrentina-amalfitana a partire dalle ex aree industriali di Castellammare di Stabia. La politica mi dispiace ha abdicato al proprio ruolo, ha deposto le armi e ha lascito ai soliti noti la possibilità di deturpare la città e di mettere le mani sul futuro di quest’area. Case,case, e ancora case mentre il paese muore, le industrie chiudono, le terme sono in agonia c’è chi pensa di costruire case per creare economia. Sono mesi che dico certe cose e vengo bollato come il vecchio. Per tanti sono uno di quelli che non ha capito che cos’è la modernità. Le regole per i più ingessano e bloccano lo sviluppo. Semmai bloccano il cemento selvaggio. In tanti pensano che il progresso sia diverso dalle visioni di un comunista che ha perso. C’è una cultura dominante che ha dominato anche la politica che sembra affetta dalla paura per gli spazi vuoti. Una politica, un sentire comune dominante che non riesce ad immaginare che si realizzi qualcosa che non sia asfalto e cemento. Non è mettendosi supini che si parla a imprenditori per stimolarli ad investire sul nostro territorio per creare nuova occupazione. La politica fa scelte e non lascia al libero arbitrio. Questo l’errore che ha commesso il centrosinistra per troppi anni dove ha governato. E dove ci ha provato, così com’è accaduto nella passata consiliatura si è spaccato e quel travaso di anime in cerca di non so cos,a ma posso immaginarlo, ha portato ad una sconfitta che ha prodotto ciò che sta accadendo in città: un disastro sotto ogni punto di vista. La mia non è una posizione ideologia è una constatazione di fatto. Da anni c’è un gruppo di pseudo imprenditori che vuole copiare il modello nord di Napoli dove si sono create città senza il minimo criterio.

Castellammare la linea di costa ha bisogno di altro sviluppo, concertato con le imprese ma con la testa che pensa al pubblico, alla cosa pubblica e all’interesse della città. Vorrei ribadire un concetto. La città è anche nostra. Non la si può svendere ad un gruppo di persone che pensano di mettere le mani sulla città hiedendo e ottenendo prima atti amministrativi e poi la chiusura della ferrovia.

Cancellando un pezzo di storia per favorire i soliti noti si cancella il futuro.

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