Giugno Picasso mi è entrato dentro

Giugno Picasso mi è entrato dentro e non vuole più uscire. Ne parlavo proprio l’altro giorno con il mio amico Gaetano Amato. Il libro più bello di Peppe Lanzetta è Giugno Picasso, affermava il bravo attore e scrittore. Non ero molto convinto, vero era l’unico libro di Peppe che avevo letto due volte, ma sono legato a Tropico di Napoli, a una vita Post datata. In questi ultimi vedo il vero Peppe, quello che scava nel ventre di una città malata, di una città che non ha ancora compreso abbastanza! Mi faccio prendere dalle parole di Gaetano e mi metto a rileggere il libro meno lanzettiano di Lanzatta. Una notte intensa e ricca di emozioni e siamo alla terza lettura ed il gioco è fatto. Una notte e che notte. Personaggi  che non riescono ad uscire dalla mia mente. Che poesia. Anche qui Peppe ha scavato ma non nel ventre molle di una città, nel nostro ventre, nel nostro io. Se lo si legge con superficialità può sembrare un libro in apparenza  svuotato dalla carica emotiva e rivoluzionaria che ha caratterizzato il Charles Bukowscki napoletano. Entrando dentro la storia, nelle vite dei personaggi, in questi acquerelli di malinconia ti accorgi che non è così. Peppe Lanzetta costruisce una storia corale e riesce a dare ad ogni personaggio il giusto spazio e il giusto respiro, mostrandone tutte le sfaccettature. La storia è ambientata a Stromboli la piccola isola vulcanica. Don Alfonso è un marinaio che ha abbandonato la famiglia e si è rifugiato in quell’anfratto di mondo che guarda il mare. L’arrivo di Omar il figlio del marinaio e di Pablo che una giornalista venuta sull’isola per intervistare Don Alfonso chiamerà Giugno Picasso, sconvolgerà l’isola e gli abitanti di quella casa, una  sorta di Bed and breakfast che sa di antico e di familiare. Pablo e Omar gettano scompiglio e turbamento,a Ficogrande, la casa vacanza,  perché entrambi portano addosso un segreto, una malattia, un contagio. Peppe descrive bene l’aria che si respira in quell’isola e le persone che vi giungono per viverci, tutte un po’ strane, stravaganti!Alita su Ficogrande una tensione che a tratti si intensifica e a tratti di alleggerisce in un’atmosfera conviviale, come nelle cene collettive fatte di pietanze e canzoni davanti al mare.

…”siamo così piccoli di fronte all’universo… lo senti? sembra che ci cada addosso… e se fosse così, riusciremmo appena a dire addio… ma non c’è solo l’universo, c’è questa terra in cui abbiamo cercato di stare in piedi”…

Peppe con Giugno Picasso è riuscito a distaccarsi completamente da tutto quello che lo circonda inventando una storia molto passionale,vera, crudele e viscerale dove Ficogrande diventa  teatro delle emozioni più forti del romanzo. Sono alla mia terza lettura penso che tra qualche mese lo riprenderò questo libro, sento troppo miei i protagonisti da Don Alfonso, a Omar, alla bella Reginè, a Pablo, a Penelope a Sanguepazzo, Eduardo. Tutti personaggi che non mi lasciano che mi persegutano nella loro complessità. In poche battute anche per i personaggi minori Peppe Lanzetta è riuscito ad scolpirli in modo da renderli eterni, indelebili per il mio animo.

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2 Commenti

  1. Lanzetta è un autore che mi piace. Riesce a dire ciò che altri prima di lui non hanno visto. Entra in alcuni aspetti nascosti di Napoli e di alcuni personaggi. Questo è il libro meno lanzettiano…molto intenso per niente scontato e banale. Romantico e introspettivo te lo consiglio

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