Cose dell’altro mondo. Bel film quello di Patierno.

Su Sky hanno ridato il bel film Cose dell’altro mondo, il film che ha suscitato polemiche al festival di Venezia, un film che andrebbe proiettato nelle scuole. E se un giorno i sogni proibiti della Lega Nord si avverassero e tutti gli immigrati, regolari e irregolari, si volatilizzassero improvvisamente sparendo da un’operosa cittadina del Nord Est, dalla Pianura Padana e dall’Italia intera che cosa accadrebbe? Ce lo spiega con una favola senza lieto fine il regista napoletano Francesco Patierno che mette in mostra un sentimento sempre più diffuso nel bel Paese: la paura del diverso. Patierno mette il dito nella piaga mostrando come, in un paese grossolanamente razzista e disorganizzato come l’Italia, la scomparsa degli immigrati paralizzi immediatamente anche l’efficiente Nord. Cosa succederebbe se, tutto d’un tratto, scomparissero tutti gli immigrati (clandestini e non) che vivono e lavorano -spesso in nero- in Italia? Semplice: si paralizzerebbe l’economia. Bella commedia all’italiana originale. Libero Golfetto (Diego Abatantuono) è un imprenditore veneto arrogante ed ipocrita, che dai microfoni della sua tv privata lancia strali contro l’immigrazione selvaggia e la difficile integrazione degli extracomunitari presso le nostre comunità, ma nel frattempo ne sfrutta la manovalanza nelle sue fabbriche. Un brutto giorno, quasi come fosse conseguenza del desiderio di Golfetto di non vedere più stranieri per le strade della sua città, questi cominciano a scomparire, poco alla volta e in maniera assolutamente misteriosa. Di loro non resta più alcuna traccia, lasciando progressivamente il paese in grave difficoltà: essendo scomparsa gran parte della forza lavoro dell’industria, dei lavori pesanti o di quelli ingrati, l’Italia rimane paralizzata. Campi pieni di merce non raccolta, fabbriche chiuse, trasporti in panne e città piene di spazzatura sono solo alcuni degli aspetti del misterioso fenomeno, che si espande a macchia d’olio. Tutti gli ‘italiani’ sono così costretti ad arrangiarsi con le proprie forze e con meno tempo a disposizione, vista l’assenza di badanti, colf e servitù in genere.
E mentre la giovane maestra Laura (Valentina Lodovini) è impegnata a rassicurare i suoi piccoli alunni riguardo alla scomparsa di tanti dei loro compagni, il flemmatico poliziotto Ariele (Valerio Mastandrea) indaga sul misterioso fenomeno. Efficaci e bravi Mastandrea ed Abatantuono poli opposti di una storia non scontata ed originale. Bravo Patierno, la coppia Mastandrea ed Abatantuono è travolgente nel descrivere l’Italia e gli immigrati. Le risate arrivano, e i momenti di riflessione non mancano.

Un film che quando uscì al cinema fu ricco di polemiche a dir poco sterili. Il film non ha intenzione di intendere che i Veneti (o gli uomini del nord in generale) siano razzista, xenofobi o intolleranti. Anzi, in realtà il film mostra che gli extracomunitari sono integrati, anche se non sempre trattati con rispetto. Ma non che questa mancanza di rispetto sia specificatamente veneta: il film potrebbe essere ambientato in qualunque parte d’Italia. Non è che a Palermo, a Roma o a Napoli sarebbe cambiato niente! Il personaggio di Abatantuono è veneto (o del nord) solo perché volevano utilizzare lo ‘stereotipo’ dell’industriale che possiede sia le fabbriche che la televisione privata, e al nord ce ne sono di più.

L’interessante esperimento creativo di Patierno sembra dunque interessato a spogliare le ipocrisie sociali e chiarire le diffuse esigenze di una realtà dove per vivere lussuosamente è necessaria ormai una badante straniera, mentre per trovare l’amore si imboccano spesso lidi esotici.

Morale? uno tsunami non può spezzare quelle radici ormai costruite in Italia dagli immigrati, nostri concittadini che hanno trovato un’appartenenza nel paese.

Bravo Patierno!

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