Alberi

Maggio caldo. Caldo afoso quello che porta qualche goccia di pioggia. Gocce, attimi di sospiri, di pensieri in un ufficio postale. Corso Meridionale a sud del mondo, cemento e vicoli, degrado e città nuova che sa di vecchio, grattacieli, catapecchie e un albero in fiore. L’ultimo rimasto in una giungla urbana. Il Napoli ha vinto la Coppa Italia, la città di sveglia dalla festa, restano pochi fili di nailon azzurro. Azzurro è il colore del mare, del cielo, non quello di oggi che è grigio. Dal vetro sporco e appannato un oleandro sembra guardarmi, sembra voler parlare. È il vento quello fresco, quello di primavera misto a pioggia che da la parola alle foglie. Esco dalla bolgia postale e le voce delle foglie sovrastano le imprecazioni di un popolo che bestemmia in fila. Una fila che sa di disordine, un disordine armonioso al quale non fai più caso. Lo sento, lo sento il vento, entra parla, da’ movenze, rende romantica una città distratta. Parla l’albero, parla da solo. Impreca, jastemma senza scuorno. Ma che lingua parlano gli alberi? Non lo so ma li capisco, lo capisco. È solo, solo che come sono solo io in questa strada affollata. Un clacson rompe l’incantesimo, una polacca mi fa l’occhiolino e mi chiede se voglio andare con lei. E dove? E perché? Non dico nulla, la guardo sorrido e vado via. Penso al mio albero, penso a quanto sono belli gli alberi. Alberi, alti e maestosi. Alberi che ci guardano dall’alto, ridono e soffrono per le nostre piccole vite, osservano, talvolta severi, le nostre brevi esistenze. Hanno il cielo dalla loro parte e non importa se sia grigio o azzurro, loro, gli alberi sono sempre lì, eterni, e nulla chiedono. Guardare un albero distoglie la mente dalle sue apprensioni, ti viene voglia di abbracciarlo. Non conta la durezza del tronco, un albero è lì, non ti delude mai, non guarda altrove, è lì per te, per ogni singola persona. Che esseri stupendi gli alberi! Alberi di collina, alberi di campagna, alberi di montagna, alberi che sanno di mare e che profumano di sale. Albero di un piccolo giardino con il mare lontano … quell’albero l’ho piantato tanti anni fa. Si sarà fatto grande spero, chissà se si ricorda di me. Albero simbolo di vita, di continuità, albero come simbolo d’amore, senza fine. Vorrei rivederti, vorrei rincontrarti, vorrei vederti mentre cambi con le stagioni. Alberi vi vedo in lontananza, sento il vostro odore, lo smog è andato via, resta il profumo della linfa, della resina. Alberi che ti coccolano con i loro rami fragili e possenti, immensi e delicati, che ti riparano dal sole. Alberi che si vestono d’eleganza quando piove, aspettano in inverno con pazienza l’arrivo della bella stagione … Alberi simboli di vita, pietre naturali del nostro vivere.“Capò, capò, mo’ facite piglià nu cafè” è il parcheggiatore abusivo che mi sveglia dal sogno. Entro in macchina, prendo quei pochi centesimi sul cruscotto li do al tizio e gli chiedo: “Ma ti piacciono gli alberi?” risposta inequivocabile “Mi piace più l’erba me la fumo, ma tu stai chiù fumate ‘e me, e po’ …me piacene ‘e femmene … va arraquà a n’ata parte”.

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