‘Na fessarie ‘e cafè

L’odore acre del caffè tostato entra dalle narici e riempie i polmoni. Sono a Melito, alla rotonda di Melito centro di un nord della capitale del sud. Qui c’è la torrefazione della Kimbo che distribuisce ai passanti sniffate e odori provenienti dal Brasile. A quest’ora non c’è traffico, tra pochi minuti ci sarà il caos. Un caos calmo nella periferia nord di Napoli. La Strada degli americani non è deserta, non lo è mai in nessuna ora del giorno. Una strada è lunga e attenta. Sembra guardarti, sembra volerti dire, sembra accompagnarti tra un grigio cemento che se ne fotte: ammen! Oggi, poi, questa spaccanapoli post bellica è ancora più attenta. Guarda insieme ai passanti curiosi, un territorio di guerra, questo lo fa ogni santo giorno, ma oggi la guerra è quella metereologica: cartelloni divelti, alberi abbattuti, case scoperchiate. è il the day after di un giorno da dimenticare! è stato il vento, sì, quel maledetto vento che per spazzare via l’odio se l’è presa con gli alberi e i cartelloni. A Fuorigrotta è morto un ragazzo, è stato un albero a tranciargli la vita. Una vita spezzata dal vento. Siam come d’autunno sugli alberi le foglie… foglie che cadono insieme agli alberi sotto raffiche di vento in una città distratta che dimenticherà presto, ci sono altri problemi, di altro colore. A San Giovanni nel frattempo i bambini dicono basta. Dicono basta alle stese, dicono basta alla paura di stare fuori al balcone, dicono basta vogliono scendere in strada, vogliono giocare, son bambini. Dicono basta e lo fanno coi colori, i colori dell’arcobaleno, con le mani colorate, i canti, le poesie, i sorrisi di un’età smaliziata, un’età vera, senza filtri. È questa la buona notizia di un giorno come tanti in una periferia come tante, in una periferia mondo come tante, dove per fortuna il caffè si inala gratis alla rotonda di Melito. Momenti come questi ti fan capire che la vita è ‘na fessarie ‘e cafè!

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