Noi siamo di più

Queste le parole della fidanzata di Lino Romano il giovane ucciso barbaramente in un caldo mese di ottobre. A Marianella l’altra sera è stato ucciso un innocente. Ucciso dopo aver salutato la sua ragazza, ucciso mentre andava a giocare una partita di calcetto. Ucciso a Marianella nel ventre di un città in guerra. Una guerra senza fine per il controllo del territorio. Per il dominio di un quartiere. Ucciso mentre intorno la città si muove. Quanto resterà quel sangue nelle nostre menti? Quanto sarà indelebile nei nostri animi impauriti?. Quel sangue rosso fuoco deve rimanere nei nostri occhi. Non per portare odio, ma per portare il ricordo. Ricordo di una barbarie che è anche mia, nostra, della città tutta. Quante volte ci siamo indignati? Lo abbiamo fatto per Annalisa Durante, per Silvia Ruotolo, per Vincenzo Liguori e per tanti altri. Poi abbiamo riposto nel cassetto dei ricordi, quelle vittime, quel sangue innocente versato, presi dalla nostra quotidianità, dal nostro pensare a campare in una terra dove si campa nella paura. Paura di vivere, di morire, di arrivare a fine mese. Quel sangue non possiamo riporlo nel cassetto dell’indignazione, quel sangue deve essere presente, deve ribollire. Quel sangue è sangue del nostro sangue. Quel sangue, come quello del Santo che veglia sulla città, va ricordato nei nostri gesti quotidiani. Quel sangue, deve accecarci. Perché come ci ha detto Rosanna, la fidanzata di Lino, Noi siamo di più. Siamo di più di quelle bestie che si nascondono dietro un grilletto. Siamo di più e non devono farci paura dentro. Noi siamo di più e dobbiamo riappropriarci della città. Noi siamo di più e questo dobbiamo tenerlo sempre in mente. Se ce lo dice una ragazza che ha da poco visto il corpo del suo ragazzo bagnato dal suo sangue innocente dobbiamo crederci. Non dobbiamo e non possiamo avere paura, Napoli è cosa nostra e quel sangue è sangue nostro.

«Non bisogna avere paura dei camorristi. Sono loro che devono avere paura di noi. Noi dobbiamo continuare a uscire per la strada a testa alta. Sono loro che si devono nascondere. Noi siamo di più». Rosanna Ferrigno

Tonino Scala

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