Fino a quando la mia stella brillerà

La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea! La sua famiglia, infatti, non è osservante della religione ebraica.

In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga ed arrestata.
A tredici anni viene deportata ad Auschwitz: parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano e sarà l’unica bambina di quel treno a tornare indietro…
Ogni sera, nel campo, cercava in cielo la sua stella; poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare…
Ho letto “Fino a quando la mia stella brillerà” tutto d’un fiato rimanendone senza, e lo consiglio di tutto cuore (una copia l’ho regalata al Presidente dell’EAV, Umberto de Gregorio), perché crea quello stordimento necessario che non può che spingerci a godere di ciò che abbiamo di bello e a cercare di tenercelo stretto…
La storia si è ripetuta di guerra in guerra, di sterminio in sterminio e l’uomo ha applicato la “soluzione finale” troppe volte; il libro di Liliana Segre (e Daniela Palumbo) grida basta con la forza penetrante della testimonianza, grida basta all’indifferenza.

Liliana Segre è nata a Milano, di famiglia ebraica. La piccola è espulsa dalla scuola a soli otto anni, a seguito dell’intensificarsi delle leggi razziali in Italia. Orfana di mamma Lucia, era l’Amore del padre Alberto, dei nonni Pippo ed Alfredo, delle nonne Olga e Bianca.
Nel 1943 la famiglia cerca di sfuggire in Svizzera, ma viene respinta dalle guardie di frontiera: il giorno dopo, lei e il padre vengono arrestati in provincia di Varese.
A soli 13 anni, Liliana Segre viene internata nel campo di concentramento di Auschwitz, dal quale verrà liberata nel 1945: dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati a Auschwitz, Liliana è tra i soli 25 sopravvissuti!
Per molto tempo non ha voluto parlare della propria esperienza, fino a quando, a metà degli anni ’90, ha cominciato a girare per le scuole a raccontare quegli anni terribili.
Lo stesso atteggiamento che ebbe Elisa Springer, compagna di baracca di Anna Frank, che io incontrai per un’intervista pubblica al “Teatro Sales” di Portici: la Springer raccontò che iniziò a parlare della sua storia solo quando il figlio scoprì il numero tatuato sul braccio che la identificava fra gli internati.
A Liliana Segre sono state conferite due lauree “honoris causa” (in Giurisprudenza e in Scienze Pedagogiche) e nel 2004 è stata insignita del titolo di Commendatore della Repubblica su iniziativa di Carlo Azeglio Ciampi.
Tra i libri in cui porta la sua importante testimonianza, “Fino a quando la mia stella brillerà” (Piemme 2015), “La memoria rende liberi” (scritto con Enrico Mentana, Rizzoli 2015) e “Scopritelo nel vostro cuore” (Piemme 2018).
Nel gennaio del 2018 viene nominata Senatrice a vita; in occasione della nomina affermò: «Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare».

LILIANA SEGRE
(con Daniela Palumbo)
“Fino a quando la mia stella brillerà)
PIEMME

EMILIO VITTOZZI

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