CIAO, PASQUALINO!

 

Anch’io, in gioventù, ho avuto lunghi capelli neri, con folta barba nera. Frequentavo un salone di bellezza per uomini sito in Via Santa Sofia a Napoli.
Il titolare era tifoso della Juve; l’aiutante, supporter del Napoli; il garzone di bottega, invece, fan dell’Inter.
Per tale motivo mi facevo fare lo shampoo da lui, ai primi passi nel campo lavorativo…
Poi, Pasqualino lasciò il posto per intraprendere la professione di imprenditore giovanile, “inventandosi” una maglieria a conduzione familiare, con una quindicina di dipendenti in tutto.
Pasquale Miele, ventottenne, fu ucciso a Grumo Nevano, cittadina a nord di Napoli, il 6 novembre 1989, in una sera di tuoni, fulmini ed acqua a catinelle.
Pasquale era appena tornato dalla casa di Angela, la fidanzata con cui si deve sposare fra sette mesi, nella vicina Frattamaggiore. Dalla strada spararono un pallettone da un fucile a canne mozze che colpì Pasquale dietro la finestra chiusa: il colpo prese in pieno il giovane. Fu colpito alla gola: perse subito molto sangue, non riuscì neanche ad urlare. Quasi immediatamente perse conoscenza. Attorno al suo corpo si formò una chiazza di sangue, che diventò sempre più grande. Morì fra le braccia di mamma Anna, vicino a papà Tammaro, fra le urla e la disperazione dei genitori.
Il proiettile era la conseguenza delle minacce arrivate al maglificio dei fratelli Giuseppe e Pasquale Miele nei mesi precedenti: il clan camorristico locale aveva chiesto il pizzo e Pasquale, che aveva risposto al telefono, non aveva detto niente a nessuno.
Eugenio Capasso, alle dirette dipendenze del capoclan Domenico Morelli di Casandrino, fu l’autore dell’agguato mortale a Pasquale ma, per meri motivi burocratici, l’assassino non è mai stato arrestato!
Ricordo con sincera emozione, profonda amarezza, la figura di Pasqualino Miele, di anni 28, ammazzato dalla camorra per non aver voluto pagare il “pizzo”!
Educato, socievole, garbato, efficiente, con tanta voglia di emergere e diventare… “grande”: questa sua voglia lo portò ad abbandonare rasoi e schiuma da barba per la lana di maglioni, e questa volontà, in un contesto camorristico, lo portò alla morte…
– Parafrasando “i Nomadi”, lo saluto così: “Pasqualì, voglio però ricordarTi com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi…”. –

EMILIO VITTOZZI

———————-

Con questo scritto, l’Autore ha partecipato al Concorso “Giornalista giornalista” indetto dagli “Studenti contro la camorra” e da “Radio Siani”, in stretta e proficua collaborazione con “il Mattino”, in memoria di Giancarlo Siani

Share this nice post:

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*