Ammore e Malavita, il festival degli stereotipi che me piace assai

di Tonino Scala

Ho finalmente visto Ammore e Malavita, l’ultimo film-musical- action-sceneggiata dei Manetti bros i due registi romani che sembrano due napoletani. Ironico, surreale, dissacrante, una sorta di action-movie che si fonde con la sceneggiata. Un film piacevole dove si denota un divertimento corale dalla scrittura alla realizzazione di una pellicola particolare, tutti quelli che hanno partecipato a questo prodotto ben fatto si son fatti una panza di risate, divertendosi come matti, di questo son certo. Bravi i fratelloni della capitale, bravi gli attori, straordinarie le musiche. L’atmosfera è quella dei film anni settanta, quelli che ancora oggi vediamo sulle emittenti locali, con più ironia e meno serietà: una pellicola che non si prende sul serio, proprio questa è la sua forza. Non è il seguito di “Song ‘e Napule” anche se gli attori sono gli stessi. Come nell’altro film la musica fa da padrona, ma Ammore e Malavita è un musical, anzi una sceneggiata rivista e corretta in salsa americana con gli odori, i sapori del Vesuvio. Come già detto il film, è di genere, ma in chiave 2.0 e riesce a dare dignità artistica a una cinematografia regionale che ha fatto il giro del mondo. Il disegno è chiaro, sin dall’inizio, il contrabbandiere che continua, con il motoscafo, a contrabbandare non più sigarette, ma botti. I colpi di scena, tanti, seguiti o preceduti da canzoni. Una miscellanea che fonde Antonio Buonomo figura storica della canzone napoletana con Raiz, Ivan Granatino con Franco Ricciardi e Pino Mauro, il “grande” Pino Mauro, figlio di un genere oramai scomparso al quale i due fratelli han voluto ispirarsi. I Manetti son riusciti a riportare le canzoni di giacchetta, la sceneggiata, all’action, in una sorta di festival dello stereotipo che diverte assaie. Lo han fatto usando l’arma del grottesco, dell’ironia, prendendo in giro non i film napoletani ma quelli che pretendono di essere di qualità solo perché hanno un ricco budget ed incassano fior fior di quattrini in tutto il mondo. Come a dire a Napoli queste cose le facevano negli anni settanta non avete inventato nulla.

Così Daniel Craig che in Spectre interpreta 007 diventa Ciro interpretato da Giampaolo Morelli, Monica Bellucci alias Luicia Sciarra nella pellicola diretta da Mendes diventa la brava Claudia Gerini che veste i panni di Maria ex serva a metà tra Imma Savastano e Donna Sofia. Perché limitare la fantasia, perché non immaginare uno 007 che corre sul motoscafo e come colonna sonora proprio “‘O motoscafo” una canzone di Pino Mauro del 1974, che narra la tragica vicenda, realmente accaduta, dei ragazzi di Santa Lucia, napoletani che si “arrangiavano”, uccisi in mare perché trasportavano le sigarette. Pino Mauro, che qui compare in un cameo su trono notturno in piazza Plebiscito, canta ” Chiagne Femmene”. Bella e tipica delle storie made in sud anche la “Canzone della serva” la storia della Gerini nei panni di Maria, bravissima tra l’altro, che da serva diventa appunto regina-moglie del re del Pesce, un Buccirosso bravo ironico che non si prende troppo sul serio. Una menzione particolare a Serena Rossi bella, brava, con un sorriso da far impazzire, qui veste i panni di una infermiera originaria di Torre Annunziata che non ha mai smesso di far battere il cuore a Ciro, guardia del corpo addestrato come un ninja da maestri dell’oriente e da uno stuntman di Puzzuoli. Una menzione speciale va ad Antonio Fiorillo che nel film interpreta il nipote della Gerini e Buccirosso. Appare sono nella parte inziale e finale del film, nel funerale insomma, lasciando il segno. Antonio, del quale mi onoro di essere amico, in questo film come in tutti quelli ai quali ha partecipato, riesce, pur non essendo tra i protagonisti principali, a restare nella memoria di quella pellicola, grazie al suo rendere particolari e catalizzatori piccoli ruoli caratterizzandoli con gesti, parole, frasi ad effetto. Meriterebbe altro spazio.

Insomma andate al cinema.

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1 Commento

  1. * D’accordo con te, carissimo Tonino, con questa analisi: un film veramente gradevole dove tutti i personaggi sono, a mio modesto parere, “azzeccati”, “centrati”.
    Una grandissima Serena Rossi, bella e brava; un divertente Carlo Buccirosso; una Claudia Gerini autentica “Donna del Boss”; uno spassoso Antonio Fiorillo; un grandioso Antonio Buonomo; un gigantesco Pino Mauro; un enorme Giampaolo Morelli; un convincente Raiz…
    Ma tutti, dico tutti, gli attori sono all’altezza del film…
    La Napoli e le zone dove è stato incentrato l’opera sono belle, affascinanti, accoglienti.
    Una sola accusa riservo ad due Registi: non è che avete esagerato con il sangue?
    Essendo un film ironico, musicale, basato sulla “risposta intelligente alla camorra”, credo che si sia esagerato nelle scene di morte: ad un certo punto non si sapeva se era “Amore e malavita” o “Gomorra”…

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