HANNO UCCISO “L’UNITA'”…

“Ci sono storie che non dovrebbero finire, per la storia che hanno raccontato e testimoniato, per quella che hanno cercato di capire, per chi ci ha creduto, per chi ci ha messo passione, professionalità e attaccamento. Questa storia, la nostra, hanno deciso di chiuderla nel modo peggiore, calpestando diritti, calpestando lo stesso nome che porta questa testata, ciò che ha rappresentato e ciò che avrebbe potuto rappresentare.”.

Queste sono le chiare, lucide, amari parole adoperate nel comunicato dalla “assemblea delle redattrici e dei redattori de l’Unità”, tenutasi nel pomeriggio di venerdì 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana.

La testata fondata da Antonio Gramsci è morta…

Assassinata da Matteo Renzi e dall’attuale direzione nazionale del Partito Democratico.

A testimonianza del fatto che il P.D. non ha niente a che vedere con il Partito Comunista Italiano di una volta e con la sinistra in generale.

“L’Unità” del Compagno Gramsci era venduto in edicola e da militanti; questi ultimi, specificamente nei giorni festivi, si impegnavano nella vendita porta-a-porta: quando ancora lavoravo nelle Ferrovie dello Stato, in Toscana, di domenica me lo consegnavano fin dentro il casello del P.L. dove prestavo servizio…

Poi li incontravi in tutte le manifestazioni del 25 aprile, del 1° maggio, partitiche, sindacali, unitamente ai Compagni de “il Manifesto” (che ancora è in vendita in edicola!).

“L’Unità” era un gran bel giornale, completo; con Walter Weltroni direttore ebbe un boom di vendite e di diffusione senza precedenti…

Alcuni numeri sarebbero divenuti “d’archivio”, come quelli stampati in occasione della morte di Enrico Berlinguer o di grandi eventi.

Certo, tanti altri giornali sono scomparsi dalle edicole; le stesse edicole stanno scomparendo…

Ma di testate come “l’Unità”, “l’Europeo”, “l’Occhio”, “Ottobre”, “Rosso”, “Lotta Continua”, per me, si sente la mancanza nel panorama giornalistico italiano…

Meno male che “www.toninoscala.it” e “www.sinistraemezzogiorno.it” r-esistono ancora!

EMILIO VITTOZZI

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