Si son presi il nostro cuore…agosto 1861

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura, sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura, fu un generale di vent’anni occhi turchini e giacca uguale, fu un generale di vent’anni figlio d’un temporale,

c’è un dollaro d’argento sul fondo del Sand Creek…

Canta Fabrizio de Andrè, canta Fiume Sand Creek. Canta dell’estate del 1864 quando il governo americano ordinò che tutte le tribù indiane si radunassero in uno stesso luogo, presso un forte dell’esercito, Fort Lyon, nel Colorado. Gli Indiani non ubbidirono. Pronta la risposta: il colonnello Chivington organizzò il terzo Reggimento dei volontari del Colorado. Uomini della peggior specie reclutati per cento giorni soltanto, col compito di massacrare quanti più Indiani possibile, rifacendosi ad un proclama del 1854 del governatore di quello Stato, Evans, che esortava la popolazione a cacciare ed eliminare il numero maggiore di Nativi.

… Sognai talmente forte, che mi uscì il sangue dal naso, il lampo in un orecchio nell’altro il paradiso, le lacrime più piccole, le lacrime più grosse, quando l’albero della neve fiorì di stelle rosse,

ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek …

Canta Fabrizio, canta il 1864, canta un eccidio, quello di una terra lontana. Canta il poeta degli oppressi, degli ultimi, dei desperados.

Anch’ io voglio cantare perché sto ‘ncazzato. Incazzato perché non si è detto, incazzato perché si continua ad usare arroganza. La storia la scrive chi vince, ma chi perde non può anche essere mortificato.

Canto dell’agosto del 1861 tre anni prima dell’eccidio di Sand Creek. I bersaglieri dell’esercito italiano allestirono un mercato a Fragneto Monforte. Il comando generale fece una comunicazione al re: “ Ieri all’alba, giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora.” Un prete acquistò un calice: era di un suo confratello arso vivo. Giustizia, giustizia, ma di quale giustizia si parla? La legge del taglione, la legge della vendetta. La vendetta per dei soldati uccisi da briganti.

Canto di Pontelandolfo la bandiera gigliata sventolava sui pennoni più alti come in quasi tutti i paesi del Molise, degli Abruzzi, della Ciociaria, del Matese, del Chietino, degli Ausoni.

Canto Il 14 agosto 1861 dove per vendicare i loro quaranta morti i soldati sabaudi uccisero un paese di 4500 inermi. Canto di Pontelandolfo nel beneventano, un eccidio come quello delle Fosse Ardeatine.

“Al mattino del giorno 14 ricevemmo l’ordine di entrare nel paese, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, e incendiarlo. Subito abbiamo cominciato a fucilare… quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, di circa 4.500 abitanti. Quale desolazione… non si poteva stare d’intorno per il gran calore; e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava”.

Canto una giornata agostana, una giornata risorgimentale. Canto la storia di Maria Ciaburri era a letto con il marito Giuseppe. Canto delle gesta degli eroi risorgimentali che hanno portato civiltà a suon di stupri e baionette. Canto di Maria: le saltarono addosso dinanzi al marito. Ma morirono contenti insieme nella buona e nella cattiva sorte, finchè morte non li separò … ammazzarono prima lui Giuseppe. Quando si stancarono, dopo averla violentata a turno, uccisero anche lei.

Canto di Concetta Biondi, una bella adolescente prima violentata e poi uccisa con una pallottola in fronte. Canto di sua madre Rosa pure lei violentata e stracciata come una vacca davanti agli occhi della figlia e poi uccisa.

Canto della più bella del paese. Tutti la volevano anche i bersaglieri dell’esercito italiano. Canto di Maria Izzo che fu legata ad un albero con le gambe alzate e aperte. Si divertirono i militari, il risorgimento doveva pur deliziare i loro regali augelli. La sventrarono in tanti, a turno, sperma su sperma, poi le affondarono una baionetta nella pancia: ‘a scumme ‘e l’uommene!

… Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura fu un generale di vent’anni occhi turchini e giacca uguale fu un generale di vent’anni figlio d’un temporale

ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek …

Canta de Andrè canta e si indigna.

Io mi indigno, mi incazzo e canto di un ordine “Che non resti pietra su pietra”. Mai ordine fu eseguito in modo così ossequioso!

Un garibaldino racconta “Vacillante, insanguinata, una fanciulla si trascinava da lui, fucilata nella spalla, perché aveva voluto salvare l’onore, e quando si vedeva sicura, cadeva per terra e vi rimaneva per sempre”.

Canto di dita tagliate per sfilare anelli, canto di un dictat: ognuno ne doveva ammazzare dieci.

Canto di un garibaldino che rimase sconvolto per sempre: ”qui due vecchie periscono nell’incendio; là alcuni sono stati fucilati, giustamente, se volete, ma sono stati fucilati; gli orecchini sono strappati insieme alle carni dalle donne”.

Canto ed è già sera.

“Alle ore sei metà paese era già in fiamme, i bersaglieri continuarono la mattanza. Ancora uccisioni, stupri, fucilate, grida, urla. I vecchi venivano fucilati subito e così i bambini che ancora dormivano nei loro letti. Molti bersaglieri, avendo finito le munizioni in dotazione, per non tornare a rifornirsi al campo base situato fuori il paese, usavano la baionetta in canna al fucile e passavano all’arma bianca i poveri disgraziati di Pontelandolfo. Dopo aver ammazzato i proprietari delle abitazioni, le saccheggiavano: oro, argento, soldi, catenine, bracciali, orecchini, oggetti di valore, orologi, pentole e piatti”.

Canto di fucilazioni preti, uomini, donne, bambini bisognava fare l’Italia!

Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte c’erano solo cani e fumo e tende capovolte tirai una freccia in cielo per farlo respirare tirai una freccia al vento per farlo sanguinare

la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek …

Canto di urla, grida, di un paese in fiamme. Canto di cinque donne in ginocchio innanzi ad un crocifisso, su un tavolo, in un angolo per paura di essere ancora seviziate. Il pavimento cedette, la casa in fiamme, finirono nel rogo.

Canto di un deputato del nuovo parlamento italiano, Giuseppe Ferrari, che parlò di tremila profughi. La maggior parte erano di Casalduni: il 15 agosto toccò loro la stessa sorte dei fratelli e sorelle di Pontelandolfo.

Canto perché nessuno ne parla, canto perché la Lega sappia, canto perché sono italiano.

I nostri guerrieri troppo lontani, sulla pista del bisonte, e quella musica distante, diventò sempre più forte, chiusi gli occhi per tre volte, mi ritrovai ancora lì, chiesi a mio nonno è solo un sogno, mio nonno disse sì,

a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek …

Canta Fabrizio, canta il 1864. Dodici anni dopo nel 1876 gli indiani pareggiarono il conto: raggiunsero il Settimo Cavalleggei al Little Big Horn e lo annientarono.

Canto ma non voglio vendetta, voglio stare in pace. Basta, tutte n’ata storia ci hanno raccontato. L’Italia l’hanno fatta ed io mi sento italiano. Ma voglio sta’ in pace mi voglio piangere in miei morti, quelli della mia terra, quelli che i miei figli non troveranno sui libri di storia. Son terrone e canto. Son terrone e piango. Son terrone e credo nell’Italia. Quella insanguinata, quella derubata, quella che mi bistratta, quella lombrosiana, quello dove c’è un ministro che con il tricolore si pulisce il culo, quella dove un deputato afferma Napoli colera. Canto e piango mio leghista del cazzo e provo compassione per quello che dici. Mi fai pena perché non sai, perché non vuoi sapere, perché c’hai la pancia piena e ti vuoi parare il culo dopo che da 150 anni io ed i miei avi te lo abbiamo dato. Canto e piango per la tua arroganza, per la tua ignominia.

Era il giorno della festa del patrono, e la gente se ne andava in processione … Pontelandolfo la campana suona per te, per tutta la tua gente, per i vivi e gli ammazzati, per le donne e per i soldati, per l’Italia e per il re …

Hanno cantato gli Stormy Six era il 1972, hanno cantato nel loro album dal titolo emblematico: Unità. Hanno cantato ma nessuno li ha ascoltati!

C’è vo ‘a ciorta pure cu è canzone!

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1 Commento

  1. * E’ agosto, fa cavere e ci brucia ‘a front… Non tutti sono andati in vacanza. C’è chi lavora e chi è in difficoltà: fisiche ed economiche. Ecco perchè i treni della Circumvesuviana, della Cumana, della Circumflegrea, della Metropolitana sono gremiti di tanti bagnanti… occasionali. Partono da casa con ombrellone sotto il braccio e la frittata dei maccheroni nella cesta. Tutti a Sorrento, Meta, Seiano, Vico Equense, Pozzano, Torregaveta, Fusaro, Lucrino, Arco Felice, Licola, andataeritorno nello stesso giorno. Non mancano i thermos di caffè espresso napoletano, “Il Corriere dello Sport”, l’abbronzante. Papà, mamma, figli, nonni, zii e cugini vari; tutti insieme appassionatamente. Per un giorno ‘e bullette di gas-luce-acqua-telefono-munnezza-Equitalia possono aspettare. Lì, sul comò dell’ingresso di casa. Da domani Dio ci pensa… ‘A Maronna c’accumpagna… Non tutti si possono permettere 7, 15, 21 o 30 giorni a Scalea, Diamante, Paola, Castelvolturno, Mondragone. E meno male che ce stanno ‘e nonni che penzion loro… Se no… I discorsi che si ascoltano sui treni, gremiti da questa variegata umanità sudaticcia e maldeodorante (difficilmente nei treni funziona l’aria condizionata…), son proprio questi, alternati al traditore Hyguain, alla farfallina di Belen, ai cori su medley di Pino Daniele-Gigi D’Alessio-Clementino-Rocco Hunt. Di tutto questo cosa ne sanno i vari Matteo (Renzi & Salvini)? Hanno mai letto, costoro, Luciano de Crescenzo o Maurizio de Giovanni? Hanno mai camminato nei vicoli del Centro Storico di Napoli (San Biagio dei Librai, Tribunali, San Gaetano, Port’Alba)? Si sono mai confrontati con il Popolo Napoletano, ricco di Storia, Cultura, Arte, povero di denaro, sviluppo, prospettive?

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