Tonino scala parla del suo nuovo libro “Un calcio d’amore”

Lunedì 19 Dicembre 2011 15:10 Mariangela Barretta tratto da mondosportivo.net

scala tonino

Dopo “Quando i sogni cominciano con la B”, Tonino Scala torna a parlare di calcio. Lo scrittore stabiese, infattti, ha di recente dato alle stampe “Un calcio d’amore” (ed. Il Quaderno), storia d’amore che unisce vespe e molossi (alias Juve Stabia e Nocerina). Un modo di parlare di Castellammare, di Nocera, del Sud attraverso il calcio, “oppio dei popoli”.

Tonino, la prima domanda d’obbligo: tra Nocerina e Juve Stabia?

Risposta scontata: Juve Stabia da sempre. Ho iniziato ad amare la Juve Stabia dalle partite su un campo in terra battuta: era il comunale di Scafati e ci giocavamo la promozione in serie C2, il bomber aveva il mio stesso cognome, Scala. Poi fu l’anno del mitico Marcello Prima: non dimenticherò mai quel giocatore altissimo, che, giustamente, segnava di testa e che proveniva dal mondo del basket, si sa il primo amore non si scorda mai. Indimenticabile quel suo primo goal con la Reggina: 2-0, era la prima partita. Lì scoppiò l’amore, si perché Castellammare è una città d’amore che sa dare tutto ma sa anche incazzarsi quando è giusto. Tanti i campioni, tante le vittorie, tante le delusioni, tanti i momenti altalenanti. Da Puntureri a Condemi, da Chiancone a Musella da Marcello Prima a Corona e Tarantino: quanti sogni, quanti momenti magici! Come non dimenticare gli allenatori da Lido Vieri, al mitico Pasquale Santosuosso, allo stellare Capuano, dalla bandiera Salvatore di Somma al grande mister Braglia. Non dimenticherò mai i due spareggi, quello con la Salernitana al San Paolo 1993-94 e quello al Partenio di Avellino con il Savoia: nulla da fare, la B non voleva arrivare. Una grande soddisfazione fu il 3-1 con il Napoli nel 2005-2006, campionato della allora C1: 12′ Romito(aut.); 15′ Agnelli; 44′ Calaiò; 70′ Castaldo. Frequentando la città di Napoli ogni giorno gli sfottò dei giorni precedenti all’incontro si trasformarono in gioia nei giorni successivi, mi sentivo un leone per le gesta degli undici campioni. Oggi il sogno si realizza, la città festeggia perché è entrata nelle grandi, nel calcio che conta. Un momento storico che va goduto.

Questa è la seconda volta che ti cimenti a parlare di calcio. Perchè, secondo te, i campani sono cosi legati a questo sport?

Il calcio a mio avviso può essere definito nel Sud del mondo come l’oppio dei popoli. Di due miti si nutre, si traveste e s’ubriaca Napoli: la canzone e il pallone, che non a caso fanno pure rima. Da sempre i tifosi partenopei aspettavano un giocatore in grado di far diventare grande una squadra, una città. Nel bel film di Dino Risi, “Operazione San Gennaro”, Nino Manfredi in arte Dudù chiede il permesso a San Gennaro per poter rubare il prezioso tesoro del santo che dovrebbe servire anche al calcio Napoli. E questo è anche a Castellammare. Dopo 60 anni le vespe ritornano nel calcio che conta. In un momento difficile per la città che ha la necessità di fare un salto in una categoria superiore. In una città dove si vive cu’ ‘o pallone, e dove si vive po’ pallone. In una città che aveva ed ha bisogno di un momento di riscatto, di una boccata d’ossigeno. “Nun succede, nun succede, ma si succede, sapisse che succede…” era questo il tormentone che i tifosi si ripetevano con fare scaramantico prima della finale a testimoniare ciò che dicevo prima. La città deve avere la consapevolezza che in ballo non c’è solo il calcio ma tutta la città, i cittadini, la sua immagine. Questo momento può e deve essere una vetrina per l’intera nazione. Sarà un campionato difficile quello calcistico ma ancor più difficile sarà quello della città che ha la necessità di fare un salto in una categoria superiore.

I protagonisti del racconto, novelli Romeo e Giulietta, sono lo specchio delle città nelle quali vivono. Anche il calcio fa bene alla causa del Sud?

Servirebbe anche altro il calcio è l’oppio!!! “Un Calcio d’amore” è un libro completamente diverso da quelli pubblicati in questi anni: non si parla di politica, di camorra, di problemi sociali ed economici o meglio per un attimo questi temi che permeano le esistenze degli abitanti del sud, sono messi da parte perché in ” Un calcio d’amore” il tema è appunto l’amore!
Carlo è un giovane uomo che ama la vita, nonostante quest’ultima l’abbia già messo a dura prova, ed ha tante passioni, per il suo lavoro più o meno regolare, per la sua città Castellammare, ma su tutto c’è una passione più grande, quella per la sua squadra di calcio, la Juve Stabia. Carlo è uno Swarm, un tifoso vero, uno di quelli che tifano sempre e comunque, anche se la squadra perde, un tifoso che ha fatto della sua fede calcistica una ragione di vita. Attraverso i suoi occhi, il lettore si lascia guidare in un mondo ben preciso, quello dei tifosi di una squadra “minore” che sta per realizzare un grande sogno: la serie B! Intorno a Carlo si muovono personaggi in luoghi che nel Ventunesimo secolo pensavamo spariti, e che invece sono linfa vitale di una città, “bella e difficile”. Una sera però il suo mondo fatto di pane e calcio, viene sconvolto da una ragazza: Patty, conosciuta su facebook. I due decidono di incontrarsi ed è subito amore, travolgente, inarrestabile, un amore che brucia le tappe e straccia le regole ferree del corteggiamento.
A Carlo non pare vero, il suo mondo è perfetto, la Juve Stabia quasi in B e poi c’è Patty piovuta dal cielo, o meglio dal web, per la quale ha perso la testa. Cosa può volere di più? Cosa può spezzare quest’incantesimo? Inaspettatamente saranno le loro fedi calcistiche a separarli, Patty infatti tifa Nocerina, è una Molossa e questo per uno Swarm è inaccettabile! Tutto sembra perduto, Carlo si trova sbandato, combattuto, si chiude in se stesso, cerca di superare questo limite, si rifugia nella sua Castellammare per trovare conforto, ristoro, quasi per testare la sua appartenenza al territorio, quasi per scusarsi con la sua città di questo tradimento, per avere dal mare, dal cielo, una benedizione per questo amore impossibile.

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