CONFUSIONE, RICATTI E CEMENTO

Questo piano paesaggistico, così com’è, non s’ha da fare.

 Confusione, ricatti e cemento. Questi sembrano essere gli ingredienti che caratterizzano l’azione di governo di Caldoro, ed il Disegno di Legge sul Piano Paesaggistico Regionale dà l’esatta e drammatica rappresentazione della gravità cui è giunta la situazione. Si approfitta di un tema così serio, come quello relativo la tutela del paesaggio, per abrogare quelle poche norme esistenti in Campania che hanno almeno parzialmente aiutato in questi anni a tutelare il territorio.

Ancora cemento! Questa è la ricetta, la vecchia ricetta, che ripropongono per la Campania. Una Regione che, con i problemi connessi al rischio Vesuvio, al dissesto idrogeologico ed alla Terra dei Fuochi, avrebbe bisogno di ben altre politiche e di un programma serio, non solo per tutelare i nostri cittadini dai rischi insiti nelle nostre terre, ma anche adeguato alle emergenze di una visione nuova dello sviluppo della Campania.

Solo poche settimane fa il Governo Letta ha approvato un provvedimento, concordato con la Regione stessa, di ampliamento della zona rossa, con il quale i Comuni interessati passano da 18 a 24. La stessa Giunta regionale, oggi, con grande faccia tosta ripropone l’art. 15 nel Disegno di Legge sul Piano Paesaggistico Regionale, in piena contraddizione col Piano di Protezione Civile e lo stesso Piano Territoriale Regionale.

Può la Regione approvare norme in contrasto con il Piano di Protezione Civile che ha contribuito a definire? Siamo al ridicolo, o peggio ancora in presenza di una classe di governo spregiudicata e pericolosa? Quali obiettivi perseguono Caldoro e suoi accoliti?

Non è bastato lo stravolgimento del piano casa, che era stato sbandierato come occasione irripetibile per rilanciare la nostra Regione: altro che rilancio, è stato solo un grande flop, che non ha prodotto nulla se non attese. L’attesa di poter costruire, la speranza di poter ottenere il condono; condono e bisogni di tanti cittadini usati e strumentalizzati ormai in più di una campagna elettorale. Il 18 si ritornerà in aula ad oltranza solamente perché si avvicinano nuovi appuntamenti elettorali?

Dopo mesi di silenzio, dopo le polemiche degli ambientalisti e la richiesta di volerci vedere chiaro da parte del sottosegretario Catricalà, si torna alla carica con una proposta di legge che desta non poche perplessità, anche perché il contenuto e la procedura di approvazione del piano paesaggistico sono disciplinati dal codice dei Beni Culturali, di cui all’art. 143 del decreto legislativo n. 42 del 2004, che prevede la formazione del piano d’intesa tra la Regione ed i Ministeri per i Beni Culturali e della Tutela del Territorio. Se finora il Disegno di Legge non è stato approvato, è grazie non solo alla mobilitazione di forze esterne che hanno saputo porre all’attenzione del dibattito pubblico le criticità presenti nella proposta, ma anche per merito del lavoro in Consiglio regionale di tutte le opposizioni di centrosinistra, ed in primo luogo del PD.

Si tratta di una legge che ha un solo obiettivo, quello di esautorare i nostri Comuni di buona parte dei loro poteri nella programmazione e pianificazione territoriale, facendo venire meno il cardine normativo sul dimensionamento delle attività produttive e delle strutture turistiche, consentendo, così, di sacrificare le aree verdi pubbliche a favore di un’espansione indiscriminata del cemento. Scelte scellerate, che incideranno negativamente sulla già precaria tutela e salvaguardia del nostro territorio, minando anche quei principi di legalità che hanno garantito la sopravvivenza di modelli virtuosi del paesaggio campano.

Sinistra Ecologia Libertà, nel denunciare l’ennesimo scempio ai danni di un territorio che merita ben altro, si farà promotore nei prossimi giorni di iniziative sia parlamentari che attraverso un confronto con le Comunità Locali: il Piano Paesaggistico Regionale è uno strumento di governo del territorio, finalizzato ad azzerare il divario fra ideali piani astratti e qualità reale dell’urbanizzazione, al fine di evitare intrecci affaristici che, invece, si vogliono agevolare.

L’articolo 15 del Disegno di Legge sul Piano Paesaggistico Regionale rade al suolo sei leggi urbanistiche e ne stravolge altre due. Come se non bastasse bandisce solo le “nuove” costruzioni, e non gli “incrementi” delle migliaia di abitazioni già esistenti: in pratica è un nuovo, gigantesco piano-casa. Per non parlare poi della rimozione del vincolo di inedificabilità assoluta nella fascia di rispetto di un chilometro intorno all’antica Velia e nel parco del Cilento e della modifica del Piano Urbanistico Territoriale della penisola sorrentina e amalfitana.

Bisogna fermare, in nome della Costituzione e del buon senso, il più grave assalto sinora tentato al paesaggio della Campania. Il Disegno di Legge sul Piano Paesaggistico Regionale è figlio di un diffuso vizio che sta caratterizzando la Giunta regionale del Presidente Caldoro: arrogarsi prerogative e poteri che non le appartengono.

Da troppo tempo, nel nostro Paese, piangiamo le vittime dei dissesti idrogeologico affrontando la questione col senno di poi: bisogna cogliere l’insegnamento dei tanti disastri naturali passati per porre freno allo scempio perpetrato negli anni scorsi. Questo piano paesaggistico non s’ha da fare.

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